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Rendimento scolastico e DNA

Una ricerca pubblicata su Nature l’11 maggio 2016 evidenzia come la probabilità di conseguire buoni risultati scolastici – come l’ottenimento del diploma o della laurea – sia influenzata, oltre che da fattori sociali e ambientali, per almeno il 20% dal patrimonio genetico.

È stata infatti trovata una correlazione tra 74 varianti genetiche e il livello di istruzione raggiunto da circa 300.000 persone (di cui diecimila italiani) il cui genoma è stato completamente sequenziato, tenendo in considerazione gli anni di frequenza scolastici o universitari che non siano però stati ripetuti o fuori corso, e il livello di istruzione raggiunto a 30 anni.

Ma attenzione: sul 20% di probabilità di successo scolastico che si ritiene sia influenzato da fattori genetici, soltanto meno di mezzo punto percentuale incide sulla variazione del livello di istruzione tra le persone analizzate, cioè – per dirla con dati più pratici – la maggiore differenza ottenuta tra persone diverse geneticamente è una frequenza scolastica di circa nove settimane in più per quelle dotate delle varianti genetiche scoperte.

Ciò significa che è assolutamente sbagliato considerare come esistenti ‘geni per l’istruzione’, come semplicisticamente da qualche parte si è fatto, e che quindi i fattori ambientali (famiglia, scuola, insegnanti), sociali e culturali sono i maggiori responsabili del buon rendimento scolastico, come evidenziato da precedenti studi.

Le varianti genetiche individuate – molte di più rispetto a un precedente studio del genere effettuato nel 2013 su 100.000, che aveva consentito di scoprirne soltanto tre –  inciderebbero su alcuni aspetti della personalità, in particolare sulla determinazione con la quale si affrontano le difficoltà scolastiche, che ovviamente ha un peso determinante per la buona riuscita degli studi.

Blog posts

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    Posted on 12.01.2017 in

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    Posted on 28.12.2016 in

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    Posted on 20.12.2016 in

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    Posted on 27.11.2016 in

    La teoria della relatività di Einstein ha sconvolto il nostro senso comune, in particolare per quanto riguarda la nostra concezione del tempo. Tuttora, la maggior parte delle persone considera lo scorrere del tempo come indipendente dalle azioni che facciamo, pensa che esista un orologio universale che scorre allo stesso modo per tutti. Ma non è così!

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    Posted on 20.11.2016 in

    Come si impara alle elementari, un numero primo è divisibile soltanto per 1 e per sé stesso. A parte il 2, sono tutti dispari e separati da una certa distanza gli uni dagli altri, se si eccettuano i cosiddetti numeri primi gemelli, come l’11 e il 13, separati soltanto da un numero pari. Due di questi numeri gemelli sono citati nel romanzo, poi diventato film, La solitudine dei numeri primi, di Paolo Giordano, dove i protagonisti sembrano avvicinarsi ma non arrivano mai a toccarsi.

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    Nel mondo microscopico delle particelle il nostro senso comune, alimentato dalle esperienze di tutti i giorni, non vale più. Ci sembra strano, ma gli atomi, gli elettroni ecc. obbediscono a leggi alquanto bizzarre (per il nostro modo di pensare). Il loro comportamento non è prevedibile con esattezza, ma solo in modo probabilistico, e soltanto quando li osserviamo la loro realtà diventa unica, a causa dell'inevitabile disturbo che l'atto di misurazione provoca sul sistema.

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    Posted on 03.11.2016 in

    Lo zero è un numero molto particolare. Fu introdotto in Europa soltanto nel 13° secolo e prima non esisteva alcun simbolo o parola per esso. Nella filosofia greca antica non c’era spazio per il nulla, un concetto che non era accettato, quindi nemmeno per lo zero in aritmetica. Ma tra la fine del quarto e l’inizio del quinto secolo d.C.

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