Una questione alquanto dibattuta riguarda l’efficacia di alcune tecniche di insegnamento adottate per migliorare la comprensione della matematica da parte dei bambini. Si contrastano a tal proposito i metodi che privilegiano l’apprendimento meccanico basato sulla memorizzazione dei dati con quelli che invece danno più importanza all’acquisizione dei concetti.
Nei paesi asiatici è molto frequente imbattersi in bambini in grado di moltiplicare in un istante a mente numeri di tre o quattro cifre. Queste eccezionali capacità matematiche sono il frutto di ore passate a imparare a memoria le tabelline, trasformate in allegri motivetti da ripetere continuamente, e a gareggiare con gli amici per riuscire a recitarle il più velocemente possibile.
Durante le lezioni i bambini eseguono i calcoli numerici utilizzando un abaco reale, poi si esercitano ore e ore a casa immaginando mentalmente i movimenti delle palline dell’abaco per risolvere le operazioni. La costante associazione tra la domanda e la risposta esatta permette al bambino di conoscere subito la soluzione.
Secondo altre impostazioni di insegnamento, applicate per esempio in Australia, memorizzare i dati e seguire formule stabilite per completare gli esercizi forniscono un inadeguato contributo alla comprensione della matematica, perché in questo modo i bambini non sono in grado di scoprire da soli i concetti.
Il tema se sia giusto o meno far imparare a memoria la matematica ai bambini è complesso e soggetto a interpretazioni controverse. Secondo alcune ricerche psicologico-cognitive, la memorizzazione e l’apprendimento ripetitivo assumono importanza nella comprensione dei problemi matematici più difficili. Se, infatti, l’imparare a memoria semplici operazioni matematiche impedisce ai bambini di apprezzare la relazione tra i concetti matematici stessi, perché le loro risorse mentali vengono usate per eseguire tali semplici operazioni, nei problemi più complicati l’apprendimento meccanico sarebbe essenziale per accelerare in modo automatico alcune di queste operazioni, permettendo al bambino di impiegare maggiori risorse cognitive verso conoscenze di alto livello.