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Trent’anni fa cadeva il muro di Berlino

Trent’anni fa l’Europa era molto diversa da quella di oggi. I ragazzi non avevano internet, gli smartphone e i tablet. I genitori guidavano macchine che al posto dell’aria condizionata avevano i deflettori e il tettuccio apribile. Passando le frontiere si dovevano comprare franchi, pesetas o corone e bisognava mostrare il passaporto alla dogana; ma c’era una frontiera che non si poteva passare trent’anni fa. Nel 1989 la frontiera che divideva la città di Berlino era il limite fra due mondi inconciliabili, l’Occidente e l’Europa comunista.

Quella frontiera era costituita da un muro invalicabile, eretto per volontà dei sovietici nel 1961 e sorvegliato da un corpo speciale dell’esercito della Germania dell’Est: tutti ne ricordano il nome, era il muro di Berlino.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la Germania era divisa in quattro zone di occupazione: francese, inglese, statunitense e sovietica. I rapporti fra i sovietici e i paesi Alleati, che aderirono al Patto Atlantico, peggiorarono a tal punto che nel 1949 lo stato tedesco venne diviso in due: ad ovest la Repubblica Federale Tedesca, sotto il controllo della Nato, e ad est la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) che aderì al Patto di Varsavia. Anche la capitale, Berlino, era occupata sia dalle potenze Alleate che dall’Armata rossa. Berlino, però, si trovava nell’area della Germania di influenza sovietica. I russi, perciò, il 26 maggio 1952, presero la decisione di chiudere il confine tra il settore occidentale della città e la parte restante che apparteneva alla DDR. Rimase aperto un solo posto di controllo doganale: Checkpoint Charlie. Tuttavia, nonostante il posto di blocco e i rigidi controlli, molti lavoratori della DDR si recavano ogni mattina per lavoro nella metà occidentale della capitale. Alcuni di quei lavoratori non facevano più ritorno nel settore sovietico, e chiedevano asilo politico alla Germania Occidentale. Nel 1960, per evitare questa capillare fuoriuscita di cittadini che abbandonavano l’est per recarsi ad ovest, vennero imposte rigide restrizioni alla concessione di visti. Il 13 agosto del 1961 venne iniziata la costruzione del muro, e nel 1962 venne costruita anche una seconda recinzione interna, con filo spinato, mine e cavalli di frisia, per impedire l’accesso a tutti coloro che intendessero scavalcare quel muro clandestinamente.

Per fortuna, quest’anno, tutti i cittadini tedeschi, e con loro tutti i cittadini dell’Europa, possono festeggiare una data che cambiò il corso della storia e segnò la fine della Guerra Fredda tra l’Occidente e l’Unione Sovietica. Il 9 novembre del 1989, la frontiera della DDR venne aperta. Decine di migliaia di berlinesi orientali si ammassarono al confine con Berlino ovest chiedendo di poter attraversare il varco. Nel giro di poche ore, anche decine di migliaia di berlinesi occidentali si ammassarono a ridosso del muro, che si sgretolò sotto i colpi di picconi, martelli, ruspe. Sembra incredibile raccontarlo oggi e non provare dei brividi di emozione. Fu una città intera, anzi, fu il mondo intero che si sollevò contro quel muro ed iniziò a frantumarlo con ogni tipo di attrezzo, per improvvisato o rudimentale che fosse. Con il muro franò la terra sotto i piedi anche al regime sovietico, del quale l’odiata barriera che aveva diviso per oltre venticinque anni i berlinesi era divenuto il principale simbolo.

N.B.: Didascalia della foto:

In alto a sinistra l’attore Bruno Ganz in una scena del celebre film di Wim Wenders Il Cielo sopra Berlino, sullo sfondo, il muro.

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