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Dai giochi panellenici agli europei di calcio

Parigi è fin dal secolo scorso la Ville Lumière, una delle capitali d'Europa, e ci sembra naturale assistere al concerto inaugurale di David Guetta sotto alla torre Eiffel con 100.000 persone che sventolano bandiere di ogni nazionalità ed ascoltare una cantante svedese, la bella Zara Larson, che intona l'inno degli europei di Calcio 2016, This One’s For You. Si respira un'aria internazionale che coinvolge non solo i francesi. E del resto, lo stesso DJ si rivolgeva al pubblico a volte in francese e a volte in inglese, per arrivare anche a tutti gli spettatori che arrivavano da lontano.

Agli europei di calcio le rivalità fra gli stati e i loro particolarismi sono sublimati nello sport, dando così una rilevanza mediatica, televisiva, e anche politica incredibile ad ogni match. Ma non sono stati certo gli europei di oggi a pensare ad eventi sportivi di questo tipo. Gli europei di calcio si svolgono soltanto dal 1960, i mondiali dal 1930, mentre le competizioni sportive fra le varie nazioni sono nate molti secoli prima di Cristo nel Mar Mediterraneo. Queste gare sportive venivano dette "Giochi panellenici", ossia di tutti i cittadini greci, dalle colonie occidentali dell'Italia meridionale fino alle colonie orientali delle montagne dell'Anatolia. La prima competizione panellenica, in onore di Zeus, si svolse ad Olimpia nel 776 a.C., e da allora i giochi olimpici vennero celebrati ogni quattro anni, proprio come gli europei e i mondiali di calcio. Altri giochi panellenici molto famosi erano quelli disputati nei pressi di Delfi dove, sempre con cadenza quadriennale, si tenevano i giochi Pitici, in onore della Pizia, la sacerdotessa del tempio di Apollo. Vanno ricordati anche i giochi Nemei, sacri a Zeus, e quelli Istmici, sacri a Poseidone, dio del mare.

Le olimpiadi si celebrarono per mille anni, fino alla fine del quarto secolo dopo Cristo, i giochi Pitici per quasi ottocento anni, fino al 384 d.C.

Le discipline presenti nei giochi panellenici erano molteplici: lotta, pugilato, corsa, tiro del giavellotto, lancio del disco, salto in lungo. A queste specialità si aggiungevano quelle ippiche, con la corsa dei carri che si sfidavano lungo una pista ovale che ricorda molto il trotter di San Siro o l'autodromo di Indianapolis. Durante i giochi Pitici, poi, agli sportivi si univano anche poeti e musicisti, che si sfidavano in gare di canto e di recitazione.

Il valore di questi giochi trascendeva lo sport, le Olimpiadi erano anche un momento politico importantissimo, segnavano una tregua momentanea fra le polis greche, che mettevano da parte gli egoismi e gli interessi particolari in favore di un confronto diverso, basato su regole leali, chiare, rispettate da tutti gli atleti, pena la squalifica dalle competizioni. I romani non compresero mai fino in fondo l'importanza di questi giochi "sacri", anche se è pur vero che l'imperatore Domiziano volle introdurre a Roma i "Ludi Capitolini", che ricalcavano i Giochi Pitici. L'esempio più eclatante di disonestà sportiva dei romani va attribuito a Nerone, che per poter partecipare ai giochi olimpici li fece posticipare di due anni! Non ancora appagato dalle numerose vittorie riportate ad Olimpia, Nerone si recò anche a Delfi, per mietere nuovi successi nei Giochi Pitici, nei Giochi Istmici (a Corinto) e nei Giochi Nemei (Argo). Ma Nerone, si sa, era un grande dittatore, non si poteva tagliare il traguardo prima di lui con il cuor leggero, vedendo che le sue guardie tenevano il gladio in bella mostra. 

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